ELIO GRAZIOLI                                                  

17 Marzo 2024 - 30 Aprile 2024

Fuori dall'album

 

 

L’arte contemporanea è un dialogo per sovrapposizioni. Elio Grazioli presenta in questa mostra alcuni disegni raccolti nel libro “Album” edito per Johan&Levi. Due opere, alcune volte tre… sono riprodotte in disegni molto liberi. Opere della storia dell’arte moderna e contemporanea sovrapposte, disegnate una sull’altra o nell’altra, messe in relazione, intrecciate per svelare possibili significati imprevisti e inaspettati. Si scambiano le linee a volte, si confondono al primo sguardo, acquistano una dinamicità che mette alla prova il campo visivo e lo sguardo, qualcosa si presenta in eccesso, altro in sottrazione, ci sono dei punti di contatto, dei movimenti del segno in bilico e margini che si relazionano, strati, una tessitura ispirata. Ne è seguita una serie di letture e di testi appassionati che ne indagano il nuovo aspetto, parole e pensieri che si trovano nel libro. Copiare le opere d’arte come esercizio per studiare meglio? Per allenare lo sguardo, come dice Elio, da critico e storico dell’arte esperto. Una pratica realizzata con grande libertà, assecondata da giochi e riflessioni formali, che piano piano assecondano il disegno per tradurlo in parole, per un disegnare pensando e viceversa, alla scoperta di possibilità inedite e nuovi sguardi trasparenti. Immagini che sono più profonde della somma delle due, più misteriose. Cosa succede sovrapponendo Man Ray a Matisse, Fautrier a Giacometti, Pollock a Arp, Vimercati a Warhol, Picabia a Cattelan…? Disegna per distrarsi, per guardare infrasottilmente le cose (un campo di ricerca sempre aperto per Elio), per “pungerci”, per interrogarci, per scrivere una nuova grammatica del pensiero e per vedere cosa succede (anche).

Per l’occasione è stato edito un testo (un dialogo tra Elio Grazioli e Luca Scarabelli, tra il critico d’arte, che disegna, e l’artista, che scrive). Esplorano il senso dei loro disegni, con appunti e visioni personali che scivolano sulla linea infinita del segno, e con brevi appunti e digressioni sull’arte.

 

 

Elio Grazioli (Fara Gera d’Adda, 1954) insegna Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bergamo. Dirige con Marco Belpoliti la collana di monografie Riga. Tra i libri che ha pubblicato: Corpo e figura umana nella fotografia (1998), Arte e pubblicità (2001), La polvere nell’arte (2004), Duchamp oltre la fotografia (2017), Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti (2018), Arte e telepatia (2020), Album. L’arte contemporanea per sovrapposizioni (2021).

 

 

 


GABRIELE JARDINI                                                      

19 Novembre 2023 - 17 Febbraio 2024

 

Titolo: Fori nella neve

Anno: 2000 

Tecnica: Lightbox

 

 

Gabriele Jardini presenta un’immagine fotografica in lightbox. È la memoria di un lavoro realizzato site specific all’aperto. La scultura originale è stata realizzata con materiali naturali, contingenti e deperibili, sulle prealpi svizzere. La fotografia è il medium che Jardini predilige e sceglie per tradurre e fermare le sue effimere installazioni negli ambienti naturali. È un artista che attraversa e abita  la  natura, immergendovi per segnarla a livello poetico, lasciando tracce, segni minimi realizzati con il materiale che la stessa natura mette a disposizione, con lo sguardo indagatore dello scienziato e quello appunto dell’immaginario del poeta. La sua è una docile erranza, un cammino a cercar cose su cui far cadere uno sguardo leggero, che gli permette di considerare alcune parti del territorio come una palestra per la fantasia e l’immaginazione, e quindi di intervenire  direi assieme alla natura, ad elaborare manufatti estemporanei carichi di tensioni, forme in divenire, decorazioni inaspettate. 

Monte Generoso, Prealpi Luganesi al confine tra Svizzera e Italia. Dicembre, 2000. Jardini, costruisce tra due tronchi di Betulla pendula un muro di neve e attende che il gelo della notte lo indurisca. La mattina seguente, è alla ricerca di grossi rami secchi di varie dimensioni. Questi rami li ha poi appuntiti e ne ha scaldato gli apici sul fuoco. Quindi ha bucato la parete ghiacciata. In “Buchi nella neve”, ritroviamo anche un sotteso omaggio ai buchi di Lucio Fontana, ripresentati e rimodellati poeticamente nel mondo reale. La realtà appare veramente tra i fori, non si apre solo lo spazio, ma proprio un paesaggio. È un artista che sa cogliere il senso delle piccole cose: lascia scorrere, lavora sul tempo, si adatta, si adegua al flusso della natura, poi seleziona, pratica l’attesa, la scelta, e alla fine porta e ripresenta la natura come segno, dentro ad una stanza, con un’immagine che ci proietta in una dimensione altra. 

Luca Scarabelli

 

 

 

Gabriele Jardini (Gerenzano, VA, 1956) Studia al Conservatorio di Milano pianoforte e composizione e si diploma a Brescia in Direzione di Coro e Canto Corale. La sua attività artistica inizia nel 1981 e dal 1985 al 2006 lavora direttamente nell’ambiente naturale interagendo con il luogo ed i suoi materiali. Nel 1994 e nel 2004 partecipa ad Arte Sella. Tiene personali al Museo di Scienze Naturali di Trento, alla Galleria Cavellini-Cilena di Milano, al Museo Ken Damy di Brescia e Milano, Photology a Milano, Galleria D’Ascanio di Roma, Artelife a Venezia, Acquario Civico di Milano e altre. Espone ad Architettura e Natura (curata da Paolo Portoghesi), alla Mole Antonelliana a Torino, nei Musei di Scienze Naturali di Vienna e Berlino, all’Accademia Carrara di Bergamo, al Museo d’Arte Moderna Pagani a Castellanza, all’Arengo del Broletto di Novara, Chiostro di Voltorre Gavirate.

 

 


RICCARDO PARACCHINI                                                          

24 Settembre - 4 Novembre 2023

 

Titolo: senza titolo (piazza Ducale)

Anno: 2000 

Tecnica: tempera acrilica su stampa su cotone

Dimensione: 210 x130

 

 

I dipinti di Riccardo Paracchini sono una testimonianza. Nel profondo è un pittore del trecento, un pittore antico che si rapporta con qualcosa di più in alto, celebra e racconta senza raccontare. Agli inizi degli anni ’90 (periodo che ha corrisposto a diverse collaborazioni e scorribande compiute con lui all’interno del mondo dell’arte, promosse e rinforzate poi con il nostro progetto della “gilda” di Vegetali Ignoti) ci fu una mostra a Lugano, intitolata “Manifestatori delle cose miracolose”. Riguardava l’arte italiana tra il ’300 e il ’400. Il catalogo esordiva così: “Imperciochè noi siamo per la gratia di Dio manifestato agli uomini grossi che non sanno lettera, de le cose miracolose operate per virtù et in virtù de la santa fede…”. Sono parole del 1356, tratte da un documento di pittori senesi. Pittori mediatori tra la vita terrena e il mondo trascendente. Il dipingere come atto di devozione. Per Riccardo credo sia un po’ la stessa cosa, ricercare l’assoluto e costruire la felicità eterna anche attraverso la pittura. L’arte è sacra.

 

A me piace sempre citare Hermann Hesse: “Arte è, dentro ogni cosa mostrare Dio”. 

Mi è sempre piaciuta per tre motivi. Uno perché è breve. Due perché è facile da ricordare. 

R P

 

Il suo linguaggio non è certo quello dei primitivi, anche se si ritrovano certe suggestioni ed affinità elettive per talune impostazioni compositive o per il rapporto dialettico con uno spazio che è ascetico. Il colore per Riccardo è determinante, è la storia della pittura. Il dipinto in mostra appartiene ad un suo progetto reiterato negli anni, a seguito di un periodo caratterizzato dal colore rosso: “Storia sulla pittura”. La pittura come allegoria ed esercizio morale. L’immagine originale è stata tratta da una rivista di moda. La figura femminile ritratta, viene rivista e rimodellata secondo la sua visione. Viene proprio rivestita di un altro senso. Avvicinandosi si riescono a intravedere i minuscoli particolari della stampa su tela che riportano all’immagine primigenia, che non è negata totalmente, ma riequilibrata e rinnovata, rivisitata dal potere salvifico della pittura e dal colore. I colori sono sempre pochi, in questo caso due; il blu (pensando agli affreschi giotteschi) e il bianco che corrisponde al corpo, alla veste. Colori assoluti e universali che contengono tutto. La figura ha qualcosa di spettrale e non ha la testa, non rappresenta e non è il ritratto di un angelo anche se ha due grandi ali che si aprono leggere e diafane. Sono ali che attivano un’idea più che un moto. Imperccioché l’opera di Riccardo ci invita in un altrove miracoloso, pur restando con i piedi per terra anche senza la testa.

Luca Scarabelli

 

 

 

Riccardo Paracchini (Arona, 1964). Ha esposto presso Museo d’Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti; Civico Museo Parisi Valle, Maccagno; Chiostro di Voltorre, Gavirate; Cité International des Arts, Suisse; Studio1517, Parigi; Comune di Castel San Pietro Terme; Fondazione Bandera, Busto Arsizio; O’, Artoteca, Milano; Raffaella Silbernagl Undergallery, Milano; Galleria Vanna Casati, Bergamo; Biennale d’arte contemporanea, Museo di Teheran; DiArt, Museo arte religiosa diocesana di Trapani; Galleria Amste, Lissone; Galleria Anna Osemont, Albissola; Museo Bertoni, Varese; La Rada Spazio per l’Arte Contemporanea, Locarno; Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Museo Civico Villa Mirabello, Varese.

 


ALESSANDRO TRAINA                                                          

14 Maggio - 22 Luglio 2023

Titolo: senza titolo

Anno: 1988 

Tecnica: ferro, smalto

Dimensione: 192 x 60 x 6 

 

 

“Apparentemente mobili le strutture sono costrette da fasce tese. Il tempo è movimento, il movimento è sviluppo: bloccare il tempo è bloccare il movimento, bloccare il movimento è bloccare il tempo”.

Un appunto di lavoro di  Alessandro Traina; fine degli anni’ 80. L’opera “Senza titolo” in mostra a Surplace, è stata presentata in occasione della mostra “Indicazioni”, la sua seconda personale presso la Galleria Fac Simile di Milano nel 1989 (con un testo di Manuela Gandini). Per Alessandro Traina fare scultura è lavorare con lo spazio e con il tempo, per intrecciarli e metterli in dialettica - a volte oppositiva - (…ancora oggi la sua ricerca insiste su questa traccia) e costruire dei pilastri in cui la percezione è messa alla prova nel suo incedere perlustrante. In questo caso l’elemento è minimo, segmentato da rigide fasce nere, e invita ad alzare lo sguardo, a proseguire fuori… in altre occasioni della stessa serie invece, la dialettica spazio e tempo è messa alla prova in opere caratterizzate da articolate sinuosità e direzioni, da diverse combinazioni e segmenti spaziali, che diventano altrettante direzioni dello sguardo, in un gioco di movimenti apparenti, contrazioni, tensioni formali, che da una parte bloccano il tempo, dall’altra ne manifestano la regolarità, l’incedere infinito come modularità (come in questo lavoro). C’è poi l’idea del contorno, dell’ombra, del vuoto, il tempo dell’istante, e la misura della geometria sempre riattivata nella percezione dalle continue variabili strutturali. L’opera così ferma il tempo nel movimento del tempo che non si può fermare, quasi a testare la presenza della durata.  

Luca Scarabelli

 

 

 

Alessandro Traina, San Vincenzo (LI), 1957. Vive e lavora a Milano.

Ha esposto in numerose mostre personali e collettive tra cui: Attraverso l’Arte, CAMEC, La Spezia, 2022; Collegio Cairoli, Pavia, 2019; BAG, Bocconi Art Gallery, Milano, 2017-2016; galleria Artesilva, Seregno (MB) 2014; LXVII Premio Michetti, Museo Michetti, Francavilla al mare (PE) (a cura di Luciano Caramel) 2017; Astratta Due, Fondazione Zappettini, Chiavari (a cura di Riccardo Zelatore) 2012; galleria Spaziotemporaneo, Milano, 2010; Nuove Contaminazioni ‘98, Galleria d’Arte Moderna, Udine (a cura di Enrico Crispolti) 1998; galleria Plurima, Udine, 1998; Equinozio d’autunno, Castello di Rivara (TO) (a cura di Franz Paludetto) 1994; Molto Diligenti Osservazioni, Galleria Civica di Gallarate (VA) (a cura di Emma Zanella Manara) 1994; Linguaggio/Immagine, Archivio di Nuova Scrittura, Milano (a cura di Adriano Altamira) 1993; galleria Erha, Milano, 1993; Arie, Fonti del Clitunno (PG) (a cura di Achille Bonito Oliva) 1991; galleria Neon, Bologna, 1991; galleria Piero Cavellini, Milano, 1990; Il gioco delle arti, Palazzo della Triennale, Milano, 1989; Fabbrica, ex fabbrica Mida, Brescia (a cura di Massimo Minini) 1989; Premio Saatchi & Saatchi, Palazzo delle Stelline, Milano, 1989; galleria Fac Simile, Milano, 1989; galleria Neon, Bologna, 1989; galleria Fac Simile, Milano, 1987.

 


MAURIZIO ARCANGELI                                                             

19 Marzo - 30 Aprile 2023

Titolo: M. A. ? 

Anno: 1988 

Tecnica: olio su tele sagomate 

Dimensione: 100 x 49 x 6 

 

L’opera che Maurizio Arcangeli presenta a Surplace è del 1988 ed è stata presentata in occasione della sua personale presso la galleria Marconi 17 intitolata “Puntuale”.

Il titolo dell’opera? M. A. ? 

Il punto di domanda si “riguarda”, riflette su se stesso. L’opera di Maurizio Arcangeli mi fa pensare ad un incontro tra una possibile geometria e ordine del linguaggio umano e le convenzioni della sintassi. Segno di punteggiatura importante, ?, mette fin da subito in questione operatività della pittura e il suo codice: «Il punto interrogativo nero» dice Arcangeli «costruito con un telaio della stessa forma del suo soggetto, nasceva, dall'esigenza di fare un quadro che non fosse né finestra sul mondo, ne astrazione: volevo mostrare esattamente ciò che era». L’opera stessa si rispecchia nel suo statuto e nel suo codice “marcando l’intonazione”. C’è una diretta connessione con la sua ontologia, l’essere lettera corpo, lettera sguardo, lettera supporto, lettera muro, lettera spazio, lettera lettera. Significato e significante in combinazione perfetta, parola e immagine appaiono indistinti. Un modo dire per indicare il punto interrogativo, ormai perso, sembra in qualche modo definire l’opera di Arcangeli in sole due parole: punto domandativo. Puntuale. 

Luca Scarabelli

 

 

Maurizio Arcangeli, Montecorsaro (MC), 1959. Vive e lavora a Milano. 

Ha esposto in numerose mostre personali e collettive tra cui: AF-Gallery, Bologna, 2022. Ar/ge Kunst-Galerie Museum, Bolzano, 1999; Alle soglie del duemila: ultime tendenze nell’arte Italiana, a cura di Renato Barilli, Palazzo Crepadona, Belluno, 1999; Due o tre cose che so di loro…, a cura di Marco Meneguzzo, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano, 1999; 7. Triennale der Kleinplastik, Stoccarda, 1999; Officina Italia, a cura di Renato Barilli, Galleria d’Arte Moderna, Bologna, 1997; Premio Marche 1997, a cura di Demetrio Paparoni, Mole Vanvitelliana, Ancona, 1997; Maurizio Arcangeli, Ron Griffin, Johnatan Selinger, Studio La Città, Verona, 1996; Soggetto-Soggetto, Castello di Rivoli, Torino, 1994; Europa 94. Junge Europäische Kunst in München, Monaco di Baviera, 1994; The Rules of the Games, Salvatore Ala Gallery, New York / Center for Contemporary Art, Pittsburgh, 1991; Italia ’90 – Ipotesi arte giovane, Milano, 1990; Punti di Vista, Studio Marconi, Milano, 1989; Nuove acquisizioni, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano, 1989; Da Zero all’Infinito, Castello di Volpaia, Radda In Chianti (SI).